Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno

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domenica 23 febbraio 2020

Jsi. 20 luglio 1944 Testimonianze



.“Grazie, Alpino, per quel pane”.


La gratitudine della popolazione per la liberazione dai Tedeschi e per la fine dei pericoli si manifesta in modo spontaneo, ed aumenta quanto ci si accorge che a portare la libertà sono degli Italiani, e non degli stranieri come ci si aspettava, e per giunta appartenenti ad un Corpo estremamente popolare come quello degli Alpini. Francesco Gualdoni così scrive, attingendo dai suoi ricordi:

“Grazie Alpino per quel pane!. Eri sui vent’anni ed io ne avevo appena quindici. Ci incontrammo alle sei di mattina di quel 20 luglio 1944, in prossimità dello “sporticello” di via Mura Occidentali, in una Jesi completamente deserta. Il sibilo di qualche granata isolata e di uno Spitfire, su in alto, con attorno i segni della contraerea che tirava dalle colline a
nord della città. Mi accorsi di averti fatto sbigottire perché tu, Alpino, vedesti all’improvviso un viso macilento, due occhi guardinghi sotto i capelli incolti, una canottiera più piccola dei buchi che si ritrovava, quel ch’era rimasto dei pantaloni corti, uno spago per degnissima cinta, e le Timberland di allora, la pelle dei piedi. Risalivo le scalette a quattro zampe, sfinito dalla fame e dalle lunghe veglie. Ero uscito dalle cantine del civico 4 di via dell’Orfanatrofio, dove le donne, rosario in mano, attingevano piangendo la fine di tutto. Ma anche il tuo “look” non era migliore del mio, il cappello con mezza penna (forse una “raffica”?) calato sugli occhi, la divisa “Kaki” che avrebbe richiesto abbondanti lavaggi e rattoppi. Procedevi con circospezione, rasente al muro, il MAB[1] spianato e pronto a far fuoco. Mi chiedesti se la Wehrmacht se n’era andata ed io, annuendo, avevo ancora negli orecchi il gran botto del cavalcavia del viale della Vittoria, ridotto in briciole in quella notte più lunga del solito, poco dopo che i guastatori in ritirata erano passati a dar voce sulla porta del rifugio: "Alles kaputt, achtung, saltare ponte!”.
Mi passasti un pezzo di pane, di un bianco che non avevo mai visto e mi desti il bene assoluto della libertà, di cui spesso sperimentiamo la formula con pessimo uso. Non feci nemmeno in tempo a dirti grazie. Mi sdebito oggi, con 45 anni di ritardo. Scusami, Alpino del battaglione “Piemonte” ma sberle e sberleffi della vita mi hanno insegnato che l’eternità del tempo si può anche misurare a secondi” [2]



[1] Fucile automatico berretta, MAB, il fucile in dotazione alle truppe d’assalto ed alla fanteria del Corpo Italiano di Liberazione, lì dove era disponibili.
[2] Gualdoni Francesco, Grazie Alpino per quel pane!, in La Gazzetta di Ancona, 20 luglio 1989

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