Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno

Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno
Le Marche e la Grande Guerra. Il volume è disponibile in tutte le librerie. Si può ordinare alla Casa Editrice, (ordini@nuovacultura.it). Node su www.storiainlaboratorio.blogspot.com

domenica 24 maggio 2020

Ancona e la Grande Guerra. Volume II




Seguito del precedente dedicato al 1914, il volume, primo dei due in programma per il 1915, descrive la genesi di una scelta, frutto in gran parte delle imposizioni altrui e in parte dalle nostre decisioni, generate dalla dichiarazione di neutralità nell’agosto 1914, ove, in pratica, l’Italia non aveva più né alleati né tantomeno amici; descrive, poi, il perché di questa situazione difficile ed intricata, che fu risolta solo scegliendo fra le due opzioni rimaste: guadagnarsi nuovi Alleati, ovvero scendere a fianco dell’Intesa, o accettare quanto ci offrivano gli ex-Alleati, Austria-Ungheria e Germania in cambio della nostra neutralità. Era lo scontro tra interventisti e neutralisti, che videro le Marche in prima fila. Uno scontro che fu risolto senza tenere contro delle esigenze e delle condizioni militari. Il rovesciamento delle alleanze maturato nel 1914 imponeva più tempo per una adeguata preparazione alla guerra; un dato, questo, sottovaluto e che incise su una mobilitazione rilevatasi tardiva. Il Primo Ministro Antonio Salandra ed il Ministro degli Esteri, Sydney Sonnino, sono gli artefici primi di questa situazione che mise in difficoltà gravi il vertice militare.

Il Regio Esercito e la Regia Marina entrarono in guerra non pronte, tanto che la prima grande offensiva terrestre fu lanciata il 23 giugno 1915 ad un mese dalla dichiarazione di guerra, mentre le coste italiane, da Venezia a Otranto sono e rimangono indifese per tutto il 1915 e gran parte dell’anno seguente. Segni, questi, che avvalorano ancor di più l’assunto proposto.

Le Marche, ove gli interventisti erano la maggioranza, pagarono immediatamente questi errori;  le coste marchigiane, con Ancona in testa, furono attaccate il primo giorno di guerra, imponendo un totale radicale cambio di vita e di comportamenti. La Guerra si era presentata subito ai Marchigiani con il suo vero volto, chiamando tutti alla realtà, smorzando in poche ore l’entusiasmo di quello che fu definito “il maggio radioso”, ma che radioso non fu.

L’incontro sarà preceduto da una nota introduttiva del Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria Massimo Ossidi, che porgerà il rituale saluto agi convenuti con gli aggiornamenti relativi allo svolgersi delle iniziative avviate dall’Accademia in merito alla Grande Guerra.

Il naturale dibattito con i Soci, gli amici e con quanti vorranno intervenire concluderà questo primo incontro.

venerdì 15 maggio 2020

Il Porto di Ancona e la Grande Guerra 1 La Beffa di Buccari


STORIA MILITARE MARCHIGIANA


Durante la prima guerra mondiale, il porto militare di Ancona, a causa della sua felice collocazione al centro dell'Adriatico, di fronte alla costa dell'Istria e dalla Dalmazia (all'epoca facenti parte dell'Impero austro-ungarico), divenne, dal 12 febbraio al 27 ottobre 1918, la base di una squadriglia di MAS (Motoscafi Armati Siluranti), imbarcazioni d'assalto della Regia Marina Militare Italiana.  Per questa ragione ebbe un ruolo in tre episodi della guerra sul mare e che segnano momenti di rilievo della Storia Militare Marchigiana. Questo momenti sono: la Beffa di Buccari del febbraio 1918, il colpo di mano austriaco dell'aprile 1918 e l'azione dei MAS contro la Squadra austriaca a Premuda, 10 giugno 1918.


Durante la prima guerra mondiale, il porto militare di Ancona, a causa della sua felice collocazione al centro dell'Adriatico, di fronte alla costa dell'Istria e dalla Dalmazia (all'epoca facenti parte dell'Impero austro-ungarico), divenne, dal 12 febbraio al 27 ottobre 1918, la base di una squadriglia di MAS (Motoscafi Armati Siluranti), imbarcazioni d'assalto della Regia Marina Militare Italiana.



Tale formazione navale era comandata dal capitano di corvetta Luigi Rizzo, il quale, proprio alla guida di un MAS, era stato uno dei protagonisti dell'affondamento della corazzata guardacoste austriaca Wien (Vienna) (avvenuto nella rada di Trieste la notte tra il 9 ed il 10 dicembre 1917) e della c.d. Beffa di Buccari, quando, il 10-11 febbraio 1918, tre MAS al comando di Costanzo Ciano, trenta uomini in tutto (“e trentuno con la morte”, scriverà poi D'Annunzio) violarono la base di Buccari, in fondo al golfo del Quarnaro nell'attuale Croazia.




Dopo avere lanciato i siluri contro quattro mercantili, nella fase di disimpegno Gabriele D’Annunzio [1], imbarcato sul MAS comandato da Luigi Rizzo, lasciò in acqua le famose tre bottiglie contenenti uno sprezzante messaggio che irrideva alla passività della flotta imperiale austro-ungarica.


(nota a cura del Comandante della Capitaneria di Porto di Ancona, anno 2016-17)


(la nota segue con post in data 25 maggio 2020)