Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno

Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno
Le Marche e la Grande Guerra. Il volume è disponibile in tutte le librerie. Si può ordinare alla Casa Editrice, (ordini@nuovacultura.it). Node su www.storiainlaboratorio.blogspot.com

venerdì 31 marzo 2023

La conquista di Ancona Luglio 1944 II Parte

Polacchi guidati da elmenti locali in ricognizione sul fiume Metauro



 4.2. Gli altri Italiani impiegati dai Polacchi: La brigata “Maiella”.

La situazione sul terreno merita una ulteriore annotazione, che introduce indirettamente il tema della partecipazione delle formazioni partigiane alle operazioni.

I Britannici, ed in particolare i Polacchi avevano accettato nelle loro fila una “Brigata” partigiana, la “Brigata Maiella”, che aveva la caratteristica di essere apolitica ed avulsa da qualsiasi collegamento con i partiti politici. Fino a Filottrano questa unità italiana, non dipendente dallo Stato Maggiore Esercito, ma autonoma ed aveva avuto più credito e considerazione del Corpo Italiano di Liberazione

Sul fianco sinistro del Corpo Italiano di Liberazione, ove operava, al comando[9] dell’avv. Ettore Troilo, la Brigata “Patrioti della Maiella”[10] la situazione era alquanto fluida.[11] Questa formazione aveva di fronte forze tedesche stimate in 3-4 battaglioni con altrettante batterie e la sua consistenza organica si aggirava sui 900/1000 uomini con diverso armamento.

Era questo il pericolo che il Comando Polacco paventava quanto cercava di mettere in sicurezza il fianco sinistro. Occorre non lasciarsi fuorviare dai numeri: l’entità delle forze tedesche qui considerate ammontava ad 1/5 di tutte quelle che difendevano Ancona.

Per fronteggiare la situazione “il Lewiki in breve tempo assume il comando di tutti i gruppi partigiani della zona. Contemporaneamente la “Maiella”, procede al disarmo ed allo scioglimento di alcuni di tali gruppi che avevano scopi ben diversi da quelli di combattere i Tedeschi. Cosicchè il ten. col. Lewiki dispone in quel tempo, oltre alla Brigata “Maiella” di alcune formazioni partigiane dalla complessiva forza di circa 1500 uomini, dotati di fucili mitragliatori e pistole automatiche. Parte dei partigiani viene incorporata nella “Maiella”, il resto viene utilizzato per servizi di presidio, o comunicazioni secondarie…”

 

A rinforzare tali forze, dal 3 al 7 luglio 1944 prese posizione nel settore affidato alla “Maiella” un reparto inglese, molto caratteristico, che poi opererà con i Gruppi di Combattimento, composto da 50 uomini trasportato da 12 jeep armate di mitragliatrici pesanti, al comando del maggiore Popski. Accogliendo la richiesta del ten. col. Lewiki appoggio per ben due volte le operazioni della Maiella. Il 7 luglio una jeep riuscì a portarsi a 700 metri da un posto avanzato tedesco a sud di Cingoli. Al fuoco della mitragliatrice il nemico fu costretto a ritirarsi, abbandonando una posizione importante ai fini della raccolta delle informazioni. L’intenso fuoco dell’artiglieria tedesca impediva qualsiasi azione offensiva. Ma ben presto questo ritmo di fuoco non potè essere mantenuto dai Tedeschi e la situazione ritornò calma. Pertanto il 10 luglio riprese l’attività di pattuglia e la Brigata procedette alla occupazione di Cingoli.

Scrive Domenico Di Napoli:

 

I Tedeschi, che da giorni subivano gravi perdite in seguito alle costanti infiltrazioni partigiane preferirono abbandonare il paese (di Cingoli, n.d.a) ritirandosi su Apiro. Il Comandante Lewiki si recò immediatamente sul posto con alcuni uomini, cercando di organizzare le forze locali, in attesa dell’arrivo di due plotoni. L’azione non ebbe successo perché il nemico, conosciuta la esiguità delle forze italiane, riprese il comune dopo aver impedito ad un reparto della Maiella di raggiungere Cingoli”[12]

 

La incapacità da parte delle forze della Brigata Maiella di tenere le posizioni di Cingoli non poteva non essere presa in considerazione sia dal Comando del II Corpo Polacco sia dal Comando del Corpo Italiano di Liberazione.

In vista della azione per la conquista del Polo di Ancona, occorreva che il fianco sinistro dello schieramento fosse totalmente messo in sicurezza. Allo scopo di potenziare, quindi, il fianco sinistro dello schieramento del Corpo Italiano di Liberazione, il comando del II Corpo Polacco dispose che il 12° Reggimento Ulani, a partire dal 9 luglio, passasse alle dipendenze del comando del Corpo Italiano di Liberazione operando ad ovest della I brigata. Questa cessione di unità sta a dimostrare la nuova considerazione che il Corpo Italiano di Liberazione aveva ora assunto presso il Comando Polacco.

 

 

lunedì 20 marzo 2023

La conquista di Ancona Luglio 1944 I Parte

 


Gli Italiani sulla scena. 10 luglio ed 11 luglio 1944

4.1. Dopo Filottrano. Gli Italiani sulla scena. 4.2 Gli altri Italiani impiegati dai Polacchi: La brigata “Maiella”. La 111a Compagnia Ponti

 

Ribadiamo anche qui questo concetto: che il Corpo Italiano di Liberazione era inquadrato nel II Corpo d’Armata Polacco, rappresentando un terzo delle forze combattenti del medesimo e, agli ordini del suo Comandante, Anders, operava lungo la dorsale adriatica. Il Corpo d’Armata Polacco era l’unica Grande Unità che agiva in questo settore. Sembra una banalità, ma la deduzione è semplice: le Marche, come gran parte dell’Abruzzo, sono state “liberate” dai Polacchi, ovvero da Polacchi e dagli Italiani. Estendendo il concetto, Ancona, la più grande vittoria di Anders in questo periodo, se si vuole essere precisi, è stata ottenuta dai Polacchi e dagli Italiani, ove i primi hanno svolto sia l’azione di fissaggio che l’azione di rottura del fronte nemico, ed i secondi l’azione di copertura del fianco sinistro da eventuali azioni avvolgenti nemiche. Sembrano sottigliezze, ma la memoria storica non può essere tramandata ignorando completamente la parte svolta dal Corpo Italiano di Liberazione nella liberazione delle Marche in generale e di Ancona, in particolare. Ma questo si inserisce in situazioni contingenti coeve, l’interesse polacco ad essere gli unici protagonisti, si somma all’interesse britannico a sminuire ed emarginare ogni contributo combattente italiano, per paura e tema che, al momento della vittoria, gli Italiani, vinti e sconfitti nella guerra 1940-1943, avanzassero pretese al tavolo della pace.[1] Oggi queste esigenze sono cadute e si può quindi parlare a tutto tondo.

 

4.1. Dopo Filottrano. Gli Italiani sulla scena.

Il Comando del II Corpo Polacco, su questa linea, non diede rilevanza al combattimento di Filottrano. Nel loro rapporto ne fanno cenno solo in modo superficiale. La ragione di questo approccio, secondo Giuseppe Campana, è da individuarsi nel fatto che l’obiettivo dei Polacchi era la conquista del Porto di Ancona, dell’aeroporto e della raffineria di Falconara, un polo, quello anconetano di estrema importanza dal punto di vista tattico-logistico. Tutto quello che era intorno a questo obiettivo perdeva di rilevanza.

Scrive Campana:

 

 Da qui lo scarso spazio dato nel “Rapporto” a quello che sarà conosciuta come la “Battaglia di Filottrano”. Filottrano è un punto chiave nel dispositivo di difesa tedesco, ma la sua conquista, per i Polacchi, è solo un episodio da inquadrare nelle “battaglie per Ancona”. Le fonti storiche sia polacche sia tedesche concordano nei fatti nel definire Prima Battaglia per Ancona (o battaglia preliminare di Ancona) la presa di Filottrano e gli scontri che si svolgono dal 2 al 9 luglio 1944 e Seconda Battaglia per Ancona (o battaglia principale per Ancona) i combattimenti svoltesi dal 17 al 19 luglio 1944. Inserire l’episodio di Filottrano nel più ampio contesto delle battaglie di Ancona ha un’unica funzione di chiarezza storiografica e nulla toglie, ovviamente, al valore dei soldati del C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione, n.d.a)”. [2]

 

Dal punto di vista tattico, questa impostazione non ha le sue notevoli rilevanze. Gli avvenimenti precedenti avevano dimostrato che senza il Corpo Italiano di Liberazione le difficoltà per prendere Ancona erano veramente grandi. Occorreva avere più forze disponibili; in quel momento vi era disponibile solo il Corpo Italiano di Liberazione; questo il dato da sottolineare: il Corpo Italiano di Liberazione è indispensabile per prendere Ancona in breve tempo.

Nonostante questa esigenza, sia da Polacchi, sia da Britannici sia da Tedeschi essa è considerata e non presa in considerazione per gli Italiani; al Corpo Italiano di Liberazione non erano stati forniti dagli Alleati i “carri armati”, ovvero l’arma che permetteva sul campo di battaglia del 1944 di svolgere l’azione risolutiva. Gli Italiani dovevano sì partecipare, perché non si poteva farne a meno[3], ma in modo subordinato. Questo sarà la causa dei insuccessi, dei ritardi ed anche dei rimproveri che verranno rivolti al Corpo Italiano di Liberazione nel corso delle operazioni per gli insuccessi tattici riportati. Ancora una volta quando ragioni politiche interferiscono con quelle tecnico-tattiche, i risultati sono sempre negativi. Le successive operazioni, pur nella loro limitata portata, ne sono un esempio abbastanza chiaro.

Per il Comando del Corpo Italiano di Liberazione la battaglia di Filottrano è fondamentale. Tenuto a margine delle operazioni, inserito nel proprio dispositivo organico come unità “complementare”, il Corpo Italiano di Liberazione doveva svolgere solo compiti secondari. Ne fa fede la sua dislocazione alla fine di giugno, con i suoi reparti sparpagliati su una profondità di circa 250 chilometri. Segno quanto mai evidente che il Comando Polacco non aveva alcuna intenzione di impiegarlo in azioni congiunte su vasta scala accanto alle proprie truppe. Ancor più convinto il Comando Polacco del fatto che poteva conquistare Ancona con le proprie forze, senza l’apporto degli Italiani, e con un minino dispendio di forze. Questa convinzione era basata sul pieno affidamento che si aveva nei propri mezzi, che erano consistenti, soprattutto se messi in relazione a quelli tedeschi; in particolare si faceva affidamento sui corazzati, con oltre 200 carri armati di vario tipo disponibili, una massa idonea a qualsiasi azione di rottura e sfondamento, che aggiunta alla assoluta supremazia della aviazione tattica, era fattore di sicuro successo. A questo si aggiungeva la constatazione che in tutti i combattimenti sostenuti, i Tedeschi avevano posto una resistenza limitata e temporanea, ovvero avevano opposto solo battute d’arresto e quasi mai reazioni dinamiche, durate pochissimo tempo; ingaggiato il combattimento, dopo poche ore, al massimo un giorno, i Tedeschi si ritiravano, spesso approfittando delle ore notturne. Mai si erano avventurati in una esistenza prolungata, per paura di essere annientati. Chiaro segno che disponevano non solo di poche forze, che dovevano essere preservate a tutti i costi, ma anche di scarsissime riserve. Con queste valutazioni, i Polacchi, superato il 30 giugno il Potenza, erano convinti che Ancona sarebbe stata presa con una sola Divisione, ancorchè rinforzata, con un assalto frontale, sfruttando il terreno, a cavallo della statale 16 Adriatica, che era favorevole all’impiego a massa delle forze corazzate.

Tutto questo si rilevò errato e presto fu evidente che si era sottovalutata la resistenza dei Tedeschi, resistenza che si era molto irrigidita proprio in virtù dell’obiettivo da difendere, ovvero il porto di Ancona, la raffineria e l’aeroporto di Falconara. Per averne ragione occorrevano più forze. In virtù di questo tutte e due le divisioni polacche, la 3a Carpazia e la 5a Krescowa, nonostante che questa ancora non si era ripresa dall’impiego a Cassino, entrarono in linea con tutti i loro effettivi. Necessitava ancor più forze che fossero in grado di porte effettuare una vera e propria manovra di Corpo d’Armata, che la situazione richiedeva se si voleva conquistare Ancona e gli altri obiettivi.

L’esigenza di avere a disposizione il Corpo Italiano di Liberazione divenne una necessità. Da qui i sempre negati autocarri per il trasporto delle truppe italiane, sempre costrette a muoversi “per via ordinaria”, cioè a piedi. d’improvviso furono messi a disposizione ed il Corpo Italiano di Liberazione riuscì in pochi giorni a radunarsi quasi al completo, a non avere più unità disseminate centinaia di chilometri all’indietro, ma tutte alla mano, pronte ad essere utilizzate. In queste condizioni nuove fu affrontato il combattimento di Filottrano, che ebbe una valenza quanto mai determinante. Il Comando Polacco aveva la conferma che sugli Italiani ci si poteva fare affidamento, ovvero si era in grado di impostare la manovra a livello di Corpo d’Armata con tre divisioni affidabili. In pratica si attaccava Ancona con 63.000 uomini contro i 5000 Tedeschi combattenti di prima linea, con un rapporto decisamente soddisfacente. Quella che era la massima incertezza, cioè l’affidabilità degli Italiani, era stata risolta nel migliore dei modi. Filottrano è anche ma sopratutto questo.

Scrive Crepanzano:

 

L’entità delle perdite è una chiara testimonianza dell’asprezza e dell’accanimento con sui si svolsero i combattimenti sulle contese posizioni di Filottrano. L’azione venne preparata, da parte del Corpo Italiano di Liberazione, con metodo e condotta senza precipitazione e con gradualità e razionalità. Dopo aver effettuato delle operazioni preliminari, che servirono a dare un utile quadro d’insieme, il comando del Corpo Italiano di Liberazione impostò l’attacco sulla base delle premesse fondate sulla superiorità morale e materiale e tali che dessero sicura garanzia di successo. Nondimeno l’azione si rilevò ancora più aspra e più difficile del previsto, in quanto la violenza della reazione del nemico conferì in qualche momento al combattimento quella drammatica incertezza, la quale è stata sempre ed è una delle caratteristiche che contrassegnano le vicende della lotta in guerra e dove si rilevano in tutto il loro reale valore le qualità più profonde e più solide dei comandanti e dei soldati.[4] 

 

Questa serietà di intenti, era stata poco presente a Montelungo, è presente già a Monte Marrone. I Comandanti Italiani avevano capito che, per ottenere il successo, il famoso “stellone” italico non era più sufficiente. Cercare di basare tutto solo sul valore delle truppe porta solo ad insuccessi, appunto, come quello di Montelungo. Una seria preparazione, una cura maniacale del particolare, una serenità di azione metodica, lineare, precisa, non potevano che essere utili al successo. Le vuote parole, e la scarsa capacità di approfondire le cose, l’evitare la soluzione di problemi piccoli ed insignificanti, e tante altre manchevolezze nell’azione di comando e preparazione furono sostituite da serietà, capacità e competenza e, soprattutto, dal mai sottovalutare il compito né tantomeno l’avversario, una umiltà che deve essere sempre presente lì dove viene rischiata la vita dei sottoposti. È una inversione di mentalità, frutto del fatto che non si poteva sbagliare.

Nè coglie appieno il significato Massimo Mazzetti, quando scrive:

 

“Lo scontro di Filottrano, fatemelo dire, è stato sostenuto alla maniera americana, impiegando tra riserve e unità di prima linea ben cinque battaglioni contro soltanto due miserabili battaglioni tedeschi e sostenuti, inoltre, da nove gruppi di artiglieria, queste sono cose da prima guerra mondiale. Se vogliamo, è una azione che una volta tanto viene fatta con rapporti di forza schiaccianti, però rimane l’unica, poiché dopo il Corpo Italiano di Liberazione copre il fianco dei Polacchi.”[5]

 

Come sottolinea ancora Crepanzano:

 

L’azione segnò in definitiva il successo delle armi italiane e, con la vittoria, rimasero premiati lo slancio ed il valore dimostrati dalle truppe del Corpo Italiano di Liberazione, ed in particolar modo dalla divisione Nembo, le quali, sostenute dalla propria artiglieria, avanzarono reiterando con risolutezza ed energia gli attacchi. Merita di essere ricordato l’efficace e generoso concorso dato dai Polacchi sia con la propria artiglieria che con i carri “Scherman”. Ma se è giusto nella vittoria esaltare il valore e la risolutezza delle proprie truppe, è pure doveroso riconoscere cavallerescamente che in tutte quelle aspre giornate anche il nemico seppe dimostrare non meno valore e non meno risolutezza delle truppe attaccanti”[6]

 

A livello di cortesia e di rispetto formale la notizia della vittoria a Filottrano da parte dei Comandi Alleati fu accolta con compiacimento. Si aveva la prova che gli Italiani erano in grado di reggere prove degne di nota e dare un certo grado di affidabilità.

Il gen. Leese, Comandante della VIII Armata britannica, inviò al gen. Utili un messaggio di felicitazioni.[7] Il giorno 11 luglio, lo stesso Leese, dopo aver ricevuta la relazione del  gen. Anders, scrisse il seguente messaggio ad Utili:

 

“Personale. Dal generale sir Oliver Leese, Comandante l’VIII Armata.

Al Generale Utili, Comandante del Corpo Italiano di Liberazione. 11 luglio 1944.

Caro generale Utili,

Sono contento di apprendere dal generale Anders le buone notizie riguardanti il comportamento delle Sue truppe durante i recenti combattimenti e mi congratulo con Lei e con loro per la vostra avanzata. Ho avuto molto piacere di apprendere come i Suoi uomini hanno saputo brillantemente agire nel corso del duro combattimento che ha portato alla conquista di Filottrano, e credo che Lei abbia ricevuto il mio telegramma con le congratuli azioni per l’azione svolta.

Personalmente, io ritengo che sia un grande avvenimento il fatto che assieme alla VIII armata vi sia un contingente italiano le di cui azioni potranno diventare un grande contributo al prestigio dell’Italia.

Avrei piacere personalmente di salutarla nuovamente nell’ambito dell’VIII Armata, mentre L’assicuro che potrà sempre contare in pieno sul mio appoggio ed il mio incoraggiamento.

Con i miei migliori auguri per Lei.  Yours very sincerely. Oliver Leese[8].

 

I complimenti e le buone predisposizioni dei Comandanti Alleati, sembravano quasi nascondere i dubbi nutriti sulle capacità combattive degli Italiani, ai quali ora si poteva dare un ruolo maggiore nella situazione tattico-operativa del momento senza patemi d’animo o riserve. Gli Italiani avevano dimostrato che erano in grado di svolgere, oltre ad operazioni complementari, avulse dalla manovra principale contro forze tedesche di scarsa consistenza, anche un ruolo importante nella manovra che i Polacchi si stavano apprestando ad attuare, che doveva rimanere sempre però subordinato e sussidiario, ma pur sempre un ruolo nella manovra che i Polacchi avrebbero attuato per la conquista di Ancona per manovra.

 Il compito del Corpo Italiano di Liberazione divenne, grazie a Filottrano, quello di svolgere azioni protettive sul fianco sinistro della divisione polacca attaccante, mentre l’altra attuava il fissaggio sul fianco destro, nella sua azione principale, che era quella di conquistare Ancona.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] E’ ormai prassi per noi Italiani considerarci vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Un tema che qui non vi è spazio per approfondire, ma che è la matrice di tantissime distorsioni e considerazioni fuorvianti, premessa a conclusioni inquietanti.

[2] Campana G. (a cura di), Rapporto sulle operazioni del II Corpo Polacco nel settore adriatico. Giugno-Settembre 1944, la guerra nelle Marche. Le battaglie di Ancona, Loreto, del Metauro, della Linea Gotica in un documento del P.R.O., Ancona, Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, 1999, pag. 32 e segg. Al riguardo, si rimanda alla nota 00

[3] I Polacchi erano usciti veramente provati dalla prova di Cassino ed erano in estrema sofferenza in tema di uomini, soprattutto come consistenza delle fanterie. 

[4] Crapanzano E. (a cura di), Il Corpo Italiano di Liberazione. Aprile-settembre 1944. Narrazione-Documenti, Roma, Ministero della Difesa-Esercito, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1971, 2° Edizione, pag 113.

[5] Mazzetti M., Aspetti operativi della campagna primavera-estate 1944, in Atti del Convegno di Studi, Corinaldo 22.23.24 Giugno 1994, Sala Grande del Comune, Roma, Centro Studi e Ricerche sulla Guerra di Liberazione, Scena Illustrata Editrice, 1996. pag. 95

[6] Crapanzano E. (a cura di), Il Corpo Italiano di Liberazione. Aprile-settembre 1944. Narrazione-Documenti, cit., pag. 114. Se si può concordare con il Crapanzano nel riconoscere cavallerescamente il valore delle truppe nemiche a Filottrano, è anche pur doveroso dire che il comportamento dei soldati tedeschi nella loro generalità è stato, nei confronti della popolazione civile, riprovevole sotto molti  punti di vista. Un Esercito come quello tedesco, con le sue glorie e tradizioni, non doveva permettere comportamenti riprovevoli generalizzati e sistematici nei confronti della popolazione civile; nelle Marche non vi erano, se non in modo marginale, elementi nazisti o truppe combattenti come le Waffen-SS permeate della ideologia nazista, come in altri luoghi d’Europa. Quindi è ancor più rimarchevole il fatto del comportamento inaccettabile della truppa tedesca, che emerge sempre, nella loro negatività, nelle testimonianze dei testimoni oculari. I Tedeschi si macchiarono, occorre ribadirlo, di efferati delitti che nulla avevano a che fare con la guerra vera e propria.

[7] “Il testo del telegramma è il seguente “A Lei ed alle sue truppe le mie migliori congratulazioni per il successo della conquista di Filottrano dopo duri combattimenti” Cfr.:Crapanzano E. (a cura di), Il Corpo Italiano di Liberazione. Aprile-settembre 1944. Narrazione-Documenti, cit., pag. 114

[8] Ibidem

[9] Ettore Troilo era stato volontario, a soli 18 anni, nella prima guerra mondiale, al termine della quale si trasferì a Milano, dove venne a contato con ambienti socialisti, in particolar modo con quello di Filippo Turati ed Anna Balabanoff; partecipò alle attività della rivista “La critica Sociale”. Tornato in Abruzzo, sua terra natale, svolse una intensa attività a favore del Partito Socialista. Successivamente si trasferì a Roma dove svolse la professione forense; di pari tempo divenne segretario dell’On. Giacomo Matteotti. Nel settembre 1943, quando i Tedeschi occuparono Roma, si trasferì in Abruzzo, tra i suoi compaesani

[10] La Brigata “Patrioti della Maiella” nasce dalla iniziativa dell’Avv. Troilo ed una quindicina di suoi concittadini che, per impedire la distruzione del loro paese, Torricella Peligna, decisa da parte del Comando Tedesco cercarono di raggiungere i Comandi Alleati. Espressa la volontà di combattere a fianco degli Alleati, dopo una serie di avventure e superata la diffidenza dei comandanti locali, grazie ai buoni ufficio del magg. Wingram, amante dell’Italia, profondo conoscitore della nostra storia e dei suoi abitanti, avendo ricevuto dal Comando del V Corpo inglese l’incaricato di organizzare gruppi di volontari italiani, Ettore Troilo ottenne l’autorizzazione a formare una unità di combattenti italiani a cui diede il nome di “Patrioti della Maiella”. Tale unità aveva queste caratteristiche: assoluta apoliticità, volontà di combattere ed assoluta fedeltà all’Italia. Gli Inglesi si riservavano la zona d’operazioni per la brigata, a cui avrebbero assicurato il vettovagliamento e le armi, nonché il diritto di modificare gli organici o addirittura sciogliere la formazione. Fino alla sua morte, avvenuta nell’occupazione di Pizzo Ferrato, l’unità fu al comando del magg. Wingram, poi, una volta passata alle dipendenze del II Corpo Polacco nel settore adriatico, al ten. col. Lewicki. Nel momento in cui operava nelle Marche dagli iniziali 200-300 uomini la Brigata raggiunse la forza di 900/100 uomini. La Brigata “Patrioti della Maiella” non dipendeva in nessun modo da autorità italiane e quindi non faceva parte del Corpo Italiano di Liberazione.

Cfr. Diario Storico del IX Corpo d’Armata. Allegato 3. Rapporto del Gen. Properzj a Comando del IX Corpo d’Armata. 18 febbraio 1944., Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Cartella 2917. Vds. Inoltre.

[11] Domenico di Napoli scrive  “Il seguito al ritiro delle truppe tedesche lungo il fiume Chienti, il Comandante del II Corpo Polacco ordinò l’inseguimento del nemico. Tuttavia, dovendo coinvolgere l’attività operativa verso Ancona, fu costretto a rallentare le operazioni per consentire al Corpo Italiano di Liberazione di serrare sotto, coprendo in tal modo il lato ovest dello schieramento. Data la esiguità delle forze germaniche il Comandante della Brigata Maiella decise di non attendere l’arrivo della Nembo e di proseguire verso il nord. Il due luglio la Brigata occupava Tolentino e San Severino. Il giorno successivo all’impatto con la consistente linea di difesa nemica la costringeva ad assumere un nuovo dispositivo: una aliquota della brigata espugnava Serralta per impedire la via verso Cingoli, mentre altri reparti occupavano Liforni bloccano la strada  verso Frontale. La Maiella prese contatto con il 12° Lancieri polacco lungo la strada di San Severino-Castel Raimondo, e con il Corpo Italiano di Liberazione lungo la San Severino-Tolentino. Mantenere il controllo del settore sorvegliato significava subire il fuoco dell’artiglieria e dei mortai tedeschi, potendo rispondere soltanto con armi di piccolo calibro. Perciò tutte le operazioni della Brigata dovettero essere condotte nelle ore notturne o mediante rapide azioni di sorpresa.

[12] De Napoli D., I “Patrioti” della Maiella, in Dalle Mainarde al Metauro. Il Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) 1944. in Atti del Convegno di Studi, Corinaldo 22.23.24 Giugno 1994, Sala Grande del Comune, Roma, Centro Studi e Ricerche sulla Guerra di Liberazione, Scena Illustrata Editrice, 1996, pag. 261

 

venerdì 10 marzo 2023

Escursione sul Monte Madlessena






 Con la presente si ha il piacere di invitare la S.V. alla conferenza "Il Deutsche Alpenkorps sul Monte Madlessena - ottobre 1917" che terrò a Torreano (Ud)  venerdì 31 marzo e all'escursione storica, sui medesimi luoghi descritti, che avrà luogo sabato 1° aprile.


Per orari e dettagli della conferenza vedasi locandina allegata, per l'escursione il link sottostante:


Cordialmente

Andrea Vazzaz

mercoledì 1 marzo 2023

INFOCESVAM.ANNO X, 37/38, n. 1 Gennaio - Febbraio 2023, 1 marzo 2023

 

INFOCESVAM

BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

____________________________________________________________________

ANNO X, 37/38 N. 1, Gennaio – Febbraio 2023, 1 marzo 2023

X/1/651 La decodificazione di questi numeri è la seguente: IX anno di edizione, il mese di edizione di INFOCESVAM, 626 il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione dei Progetti dell’Istituto del Nastro Azzurro. L’ultima indicazione aggiorna o annulla la precedente riguardante lo stesso argomento. Questo numero è principalmente dedicato alla indicazione dei blog attivati come complemento della piattaforma www.cesvam.org

X/1/652 – Il Progetto 2022 dedicato al Museo dell’Istituto è stato sostituito, su iniziativa del Presidente Nazionale da un altro dal titolo “Attività di esecuzione di ricerche finalizzate alla edizione di pubblicazioni concernenti la data anniversaria della Fondazione dell’Istituto del Nastro Azzurro. Tale progetto prevede la edizione di volumi dedicati alla Storia dell’Istituto e di un Poster/Manifesto

X/1/653 – Albo d’Oro Nazionale dei Decorati al Valor Militare. Indetta una riunione il Alla data del 28 febbraio 2023 l’attivazione delle modalità di alimetazione sono in essere per individuare le Federazioni da scegliere per l’ampliamento degli inserimenti

X/1/654 – Il volume dedicato alla Prigionia in Africa Orientale nel secondo conflitto mondiale  a raggiunto la realizzazione del manoscritto n. 3 Una sessione di ricerca è prevista per la prima decade di aprile sia presso l’Archivio di Stato di Roma sia presso l’Ufficio Storico dell’Esercito a Via Lepanto dal Direttore, e dal  Dott. Giovanni Riccardo Baldelli.

 

X/1/655 –  Il Programma per le celebrazioni della Fondazione dell’Istituto del Nastro azzurro è disponibile presso la Segreteria Generale. Info:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org. Eventi Principali: 25 Marzo cerimonia all’Altare della Patria; 26 Marzo Santa Messa alla Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, Roma.

X/1/656 –  CESVAM – PAPERS. Riordino dei numeri usciti nel 2019, 2020, 2021 nella edizione su carta. Per la edizione 2022 la titolazione prevede delle variazioni in relazione alle esigenze dell’Albo d’Oro Nazionale

X/1/657 –  Il blog www.uniformologia.blogspot.com continua a pubblicare uniformi, distintivi. Gradi ed equipaggiamenti degli Eserciti dell’Ex Patto di Varsavia.

X/1/658 – Progetto 2022/2 Libano. Predisposta la Copertina. Predisposto il manoscritto 1 con l’impostazione, e la iconografia. Il Coautore Antonio Trogu ha predisposto tutta l’iconografia, parte terza della pubblicazione

X/1/659 –  Albo d’Oro Nazionale. Gli inserimenti al termine del mese di gennaio per i decorati singoli sono stati 495. Hanno prestato la loro opera come Utenti, i Sig. Coltrinari e Orioli e le Sig.re, Bottoni, Tomassini, Monteverde, Mastrantonio.

X/1/660 –   Il Dizionario minimo della Guerra di Liberazione ha visto il completamento dei Compendi e dei glossari nel mese di febbraio. E’ disponibile. Info: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

X/1/661 – Rivista QUADERNI”. Il numero 2 del 2023, 28° della Rivista dalla Prima Edizone, sarà interamente dedicato al Centenario e avrà una struttura ordinativa “ ad hoc”

X/1/662 – Progetto 2022/1. Volumi aventi per titolo “ L’Istituto del Nastro Azzurro in Italia e nel Mondo. Il Valore Militare Italiano” incentrati sulla documentazione che attesti le attività delle Federazioni/Sezioni/Gruppi sul territorio con cenni iconografici e note storico-geografiche.

X/1/663 – Albo d’Oro Nazionale. Federazione di Imperia.  Testo base “Albo d’Oro della Provincia di Imperia. II Aggiornamento.1998. Inserimento a partire da marzo 2023. Utente Dott. Manuel Vignola

X/1/664 –  Albo d’Oro Nazionale. Federazione di Ancona. Base. “Gli Azzurri della Provincia di Ancona” Ed. 1975. Sono stati inseriti al 28 Febbraio 2023 808 decorati singoli, con questa ripartizione 24, MOVM, 210 MAVM, 295 MBVM, 266 Croci al V.M., 5 Passaggio IN SPE, 5 Promozioni per Merito di Guerra. Ordine Militare d’Italia, n. 4. I dati sono incompleti. Inizia la fa due: revisione del testo.

X/1/666 – Albo d’Oro Nazionale. Federazione di Savona.  Testo base “I Decorati al Valor Militare della Provincia di Savona Edizione 1973. Inserimento a partire da marzo 2023. Utente Dott. Nicolo Paganelli

X/1/667 – Progetto 2022/1. Volumi riguardanti “ L’Albo d’Oro dei Decorati d’Italia”. Come noto nel corso dei suoi cento anni di vita l’Istituto attraverso le federazioni ha edito innumerevoli volumi dedicati ai Decorati delle singole provincie. La raccolta di tutti questi annuari, riordinati rappresenta al momento L’Albo d’Oro Nazionale a stampa  del Valore Militare Italiano. Sul sito dell’Istituto si darà conto di quanto sopra

X/1/668 – Albo d’Oro Nazionale. Federazione di Firenze. Federazione di Pistoia, Federazione di Arezzo. E’ iniziato l’inserimento dei dati di queste federazioni. Utenti: Mastrantonio, Monteverde, Tomasini

X/1/669 –  Albo d’Oro Nazionale. Decorazioni alla Truppe dei Corpi Coloniali. Testo Base: Ales S., Dell’uomo F., Bandiere, Stendardi, Labari e Gagliardetti dei Corpi Militari dello Stato 1860-2007, Roma Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito. Con la Collaborazione del Dott. Giovanni Cecini. Utente Massimo Coltrinari

X/1/670 – Progetto 2022/1 Manifesto/Poster predisposto per la data anniversaria della fondazione. Ha lo scopo di presentare alla popolazione scolastica in tutta Italia il valore militare Italiano riportando in 16 riquadri che cosa è, che cosa fa, che cosa è stato e quello che farà l’Istituto del Nastro Azzurro. IL formato è quello Standard dei manifesti 70x100. I riquadri sono composti per 1/3 da foto (unica) e dal testo /2/3

X/1/671 – Albo d’Oro Nazionale. Sardegna. Non è stato ancora rintracciato alcun annuario di questa Regione. E’ iniziato l’inserimento dei Decorati singoli. Alla data del 28 febbraio erano stati inseriti 167 Decorati di tutte le provincie della Sardegna. Utente. Giorgio Madeddu

X/1/672 – Progetto 2022/1 Volume dedicato al fondatore Ettore Viola contenente una raccolta dei suoi scritti sulla Grande Guerra e sulle sue vicissitudini politiche in contrasto con il fascismo e con Benito Mussolini, sulla base della pubblicazione del testo integrale alla guida del Fondo Ettore Viola alla Biblioteca-Archivio della Camera dei deputati.  E’ in corso di pubblicazione su www.valoremilitare,blogspot.com i punti salienti di detto fondo

X/1/673 –  Albo d’Oro Nazionale. Gli inserimenti al termine del mese di febbraio per i decorati singoli sono stati 1982, per un totale dal 1 gennaio 2023 di 2477. I totale dei soci collettivi è 101 Hanno prestato la loro opera come Utenti, i Sig. Coltrinari e Orioli e le Sig.re, Bottoni, Tomassini, Monteverde, Mastrantonio.

X/1/674 – Il prossimo 13 marzo si terranno le sessioni di laurea dei Master attivati presso la Unicusano (info:www.unicusano.it/ portale master)

X/1/675 – Prossimo INFOCESVAM sarà pubblicato il 1 marzo 2023. I precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2020) sono pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM.