Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno

Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno
Le Marche e la Grande Guerra. Il volume è disponibile in tutte le librerie. Si può ordinare alla Casa Editrice, (ordini@nuovacultura.it). Node su www.storiainlaboratorio.blogspot.com

giovedì 30 giugno 2022

Le premesse per la conquista di Ancona. 18 luglio 1944 V Parte

 

5.Il ruolo del Corpo Italiano di Liberazione.

 

Questo quadro di situazione, sostanzialmente di bassissimo profilo, è la premessa fondamentale alla autorizzazione da parte Alleata alla costituzione di grandi unità italiane nel brevissimo termine, dettata non dalla volontà ma dalla necessità di riempire i vuoti. Il fronte italiano diveniva ogni mese di più sempre più secondario. Tutto questo agevolerà la costituzione dei Gruppi di Combattimento, ovvero di vere e proprie Divisioni Italiane che, sempre per il persistente atteggiamento ostico britannico nei nostri confronti, saranno solo divisioni di fanteria, senza l’assegnazione di forze corazzate sotto comando diretto italiano. Ciò significa che gli Italiani, a prescindere da ogni eventuale situazione, non sono in grado di svolgere alcuna manovra di rottura, e quindi di conquista, ma dovranno sempre dipendere dal Comando Alleato.

 

I mesi in cui il Corpo Italiano di Liberazione sarà operativo nelle Marche, dalla fine di giugno a settembre, furono mesi di esame e di attenta osservazione per le nostre Armi e per i nostri Combattenti.

Ancora, come logico, si protraevano i dettami dell’Armistizio dell’8 settembre, foriero di ostilità, diffidenza e scarsa stima nei nostri confronti. Ma molta strada da settembre 1943 era stata percorsa. Dalla volontà britannica di non portare in linea nessuna unità italiana, a Montelungo, seguito poi da Monte Marrone e dal ciclo operativo sulle Mainarde, si era giunti a prospettive più che interessanti. La decisione strategica presa  agli inizi di luglio di concentrare tutte le migliori forze alleate in Francia, dando al fronte italiano un ruolo più che secondario, apriva improvvisamente spazi ed opportunità impensabili fino a poche settimane prima.

Nei mesi di luglio ed agosto 1944, ovvero dal Tronto al Montefeltro, percorrendo tutte le Marche, il Corpo Italiano di Liberazione combatteva senza sapere  di essere prossimo alla fine del suo ciclo operativo. E non sapeva anche che dal suo comportamento sarebbero dipese decisioni che avrebbero inciso sul futuro dell’Italia come Nazione e come Stato.[6] Un ruolo di grandissima responsabilità.

La sua esperienza nata e concretizzatasi all’indomani di Monte Marrone, vero punto di svolta, si concludeva a ridosso di quella linea Pisa-Rimini che per Alexander fu una linea di amara constatazione di chi aveva l’ultima parola in questa guerra, cioè gli Statunitensi. Per noi Italiani, di contro, fu, invece, una linea che segnò l’inizio di quella evoluzione che portò il nostro impegno operativo dai 25.000 uomini del Corpo Italiano di Liberazione, del luglio 1944, ai 65.000 ed oltre dei Gruppi di Combattimento di qualche mese dopo; se a questi si aggiungono gli oltre 200.000 uomini delle Divisioni Ausiliarie, più le unità della Resistenza operanti dietro le linee tedesche ed in Alta Italia, si può ben dire che negli ultimi nove mesi di guerra, circa 400.000 Italiani combattevano in prima linea con le armi in mano contro il Nazifascismo. Un dato di tutto rilievo.

1.Una profonda frattura sarà pubblicato in data 20 maggio 2022 

2. Le operazioni alleate nel giugno 1944.  sarà pubblicato in data 30 maggio 2022

3.Il dibattito strategico-operativo: che fare in Italia. sarà pubblicato in data 10 giugno 2022

4. Sotto il segno di “Anvil”.  sarà pubblicato in data 20 giugno 2022

5.Il ruolo del Corpo Italiano di Liberazione. sarà pubblicato in data 30 giugno 2022

 


lunedì 20 giugno 2022

Le premesse per la conquista di Ancona. 18 luglio 1944 IV Parte

 

  

 4. Sotto il segno di “Anvil”

 

Il 2 luglio 1944 fu impartito al generale Wilson l’ordine di dare esecuzione alla operazione “Anvil” entro la data del 15 agosto 1944. Il maresciallo Alexander ed il suo Stato Maggiore in Italia appresero di questa decisione il 5 luglio sotto forma di una nuova direttiva per “Anvil”. In Italia, il fronte si sarebbe attestato sulla linea Pisa-Rimini e per il futuro non ci si doveva aspettare grandi iniziative sul piano militare.

Questa decisione alleata indirettamente favorì il nostro Paese e quindi il Corpo Italiano di Liberazione. Se da una parte l’Alta Italia doveva rimanere sotto la denominazione nazifascista per altri nove mesi, dall’altra gli Alleati, sul piano strettamente militare, dovettero riconsiderare molti dei loro atteggiamenti nei confronti delle nostre Unità Combattenti.

Il XV Gruppo di Armate, a metà luglio 1944, fu ridotto a 18 divisioni con gravi squilibri sia sotto il profilo operativo che logistico. La V Armata statunitense fu ridotta addirittura a cinque divisioni, mentre la pianificazione delle unità dagli Stati Uniti non prevede che l’arrivo di una sola divisione, la 92a, composta solo da uomini di colore, e di una divisione brasiliana, di qualità operative ignote.

 

1.Una profonda frattura sarà pubblicato in data 20 maggio 2022 

2. Le operazioni alleate nel giugno 1944.  sarà pubblicato in data 30 maggio 2022

3.Il dibattito strategico-operativo: che fare in Italia. sarà pubblicato in data 10 giugno 2022

4. Sotto il segno di “Anvil”.  sarà pubblicato in data 20 giugno 2022

5.Il ruolo del Corpo Italiano di Liberazione. sarà pubblicato in data 30 giugno 2022

 


venerdì 10 giugno 2022

Le premesse per la conquista di Ancona. 18 luglio 1944 III Parte

 

 

3.Il dibattito strategico-operativo: che fare in Italia?

 

Il Comando Alleato del Mediterraneo, in vista delle operazioni future, aveva presentato tre piani:

il primo, che prevedeva l’attacco ai porti della Biscaglia, per vincere definitivamente la battaglia dell’Atlantico;

il secondo, cioè “Anvil”, lo sbarco nel sud della Francia;

il terzo, varie offensive limitate nell’ambito delle operazioni in Italia.

Queste proposte trovavano gli Statunitensi orientativamente favorevoli: infatti finalmente anche in Italia si era giunti ad un equilibrio di intenti. Ma si sbagliavano.

Il Maresciallo Alexander, in piena sintonia con il suo primo Ministro, Winston Churchill, aveva elaborato tutta una serie di piani che escludevano in pratica qualsiasi azione fuori d’Italia. I suoi piani avevano come obiettivo quello di “annientare” tutte le forze tedesche in Italia e di costringere il nemico ad attingere alle sue scarse riserve. Alexander era convinto che le armate di Kesserling erano ormai al limite della capacità operativa dopo gli scacchi subiti che non sarebbero stati capaci di opporre resistenza sulla linea Gotica.

 Secondo i suoi calcoli, sarebbero state necessarie altre 8-10 divisioni integre, che i Tedeschi non avevano e non erano in grado di spostarle dal fronte orientale. Lui aveva alle dipendenze truppe esperte ed entusiastiche che, se non le sarebbero state sottratte, gli avrebbero permesso di raggiungere Firenze a metà luglio, investire la linea Gotica, e, grazie anche alle esperte truppe da montagna del Corpo di Spedizione Francese, irrompere nella Pianura Padana e dilagare verso Nord. In sostanza con questi piani Alexander non voleva cedere alcun soldato; avrebbe decisamente puntato su Vienna e Berlino, come era negli intendimenti del Gabinetto di Guerra di Londra. Secondo il Maresciallo questa soluzione era il modo migliore per aiutare le truppe sbarcate in Normandia ed operanti in Francia. In modo sussidiario, vi erano anche altri vantaggi, primo fra tutti quello di non correre l’alea di uno sbarco sulle coste meridionali francesi, come pure quello di sperperare, dividendo le forze, l’intesa raggiunta nel campo della cooperazione aereoterrestre nell’ambito del Gruppo di Armate, qualora interi gruppi aerei fossero sottratti al fronte italiano., ecc.

Le prospettive in Italia in quel torno di tempo, inizio dell’estate 1944, erano ben chiare: o accettare questo piano e vedere quanto prima la guerra arrivare alle Alpi ed oltre, oppure se si volevano adottare altri piani, che prevedevano la sottrazione di forze al fronte italiano, fermarsi sulla linea Pisa-Rimini ed attendere gli avvenimenti.

Mentre le discussioni erano in corso, già i preparativi per lo sbarco in Provenza, la detta operazione “Anvil” erano in essere. Il VI Corpo d’Armata statunitense avrebbe dovuto essere ritirato entro l’11 giugno 1944 dal fronte, mentre le divisioni 3a, 36a “Texas”, 45a statunitensi, dovevano anche loro essere ritirate entro la fine di giugno, mentre le due divisioni francesi, dovevano essere ritirate rispettivamente entro il 24 giugno e il 1 luglio. Questa sottrazione di forze non avrebbe impedito ad Alexander di investire la linea Gotica, ma sicuramente non gli avrebbe permesso di raggiungere le Alpi, ne tantomeno Vienna, per non parlare di Berlino.

Scrive al riguardo W.G.F. Jackson, nel suo bel lavoro sulla Campagna d’Italia:[4]

 

Le posizioni assunte dalle due parti rimasero distanti come sempre. Gli Americani non erano preparati all’idea di rinunciare ad  un attacco anfibio, ed i Britannici non erano preparati all’idea di legarsi in quel momento ad un qualsiasi piano prestabilito. La discussione ridusse a tre le possibili alternative: un assalto ai porti del Golfo di Biscaglia, un assalto nella Francia meridionale, un assalto all’estremità settentrionale dell’Adriatico per aiutare l’avanzata di Alexander oltre il Po. Poiché ciascuna di esse implicava un importante sbarco anfibio, fu convenuto di rimandare la scelta finché non si fossero avute chiare indicazioni sugli sviluppi di “Overlord”e dell’offensiva russa estiva. Nel frattempo il ritiro delle divisioni di Wilson per l’operazione “Anvil” sarebbe stato sanzionato, ma Wilson avrebbe dovuto accertarsi che Alexander restasse con forze sufficienti a consentirgli di serrare rapidamente sulla linea Pisa-Rimini. Alexander e Harding (suo Capo di Stato Maggiore) non erano disposti a rinunciare al loro piano senza lottare, riponendo in esso grande fiducia. L’inseguimento di Kesserling stava procedendo bene, e nuovi calcoli dimostravano che sarebbe stato possibile essere al di là del Po per la metà di luglio ed attaccare il valico di Lubiana per la metà di agosto.”[5]    

 

Le osservazioni di Alexander trovavano sostenitori nei comandanti delle forze aeree e delle forze navali, sia statunitensi che britannici, che non vedevano di buon occhio e non volevano che i loro reparti fossero divisi tra l’Italia e la Francia; lo stesso Wilson si convinse della bontà delle proposte; il suo vice, gen. Devers, invece era di parere contrario e sosteneva che lo sbarco in Provenza era la cosa più utile per Eisenhower. Lo stesso Marschall, in visita in Italia, dopo aver ispezionato il nord della Francia, non era entusiasta delle proposte di Alexander: Eisenhower aveva bisogno di porti, molti porti, in Europa per riceve le 40-50 divisioni che erano pronte negli Stati Uniti. Marschall, dunque, era scettico: secondo lui i Tedeschi si sarebbero ritirati su una linea intermedia tra il Po e Lubiana e l’avrebbero difesa. L’OKW non avrebbe concesso mai 8-10 divisioni  al fronte italiano e vi erano molte probabilità che l’offensiva di Alexander cadesse nel vuoto.

Nel dibattito intervenne con tutto il suo prestigio Eisenhower che chiese espressamente uno sbarco in Provenza, a sostegno della sua azione in Francia. Questo intervento elevò il dibattito dal livello strategico operativo a quello strategico e politico. Churchill appoggiò, naturalmente, le posizioni di Alexander, e quindi fu la volta di Roosewelt, che fece conoscere il suo pensiero il 29 giugno 1944. In uno scritto abbastanza dettagliato confutò tutte le argomentazioni britanniche e, nella conclusione, ribadiva, che “non era disposto a permettere che considerazioni politiche diluissero l’intento militare di colpire il cuore della Germania per la via diretta”

La ferma posizione del Presidente degli Stati Uniti amareggiò non poco i Britannici; gli Statunitensi non persero tempo e già davano pratica attuazione a queste decisioni strategiche ritirando dal fronte italiano anche unità di prima linea.

  

 1.Una profonda frattura sarà pubblicato in data 20 maggio 2022

2. Le operazioni alleate nel giugno 1944.  sarà pubblicato in data 30 maggio 2022

3.Il dibattito strategico-operativo: che fare in Italia. sarà pubblicato in data 10 giugno 2022

4. Sotto il segno di “Anvil”.  sarà pubblicato in data 20 giugno 2022

5.Il ruolo del Corpo Italiano di Liberazione. sarà pubblicato in data 30 giugno 2022