Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno

Le Brigate di fanteria "marchigiane": Marche, Ancona, Macerata, Pesaro, Piceno
Le Marche e la Grande Guerra. Il volume è disponibile in tutte le librerie. Si può ordinare alla Casa Editrice, (ordini@nuovacultura.it). Node su www.storiainlaboratorio.blogspot.com

giovedì 25 giugno 2020

Route di Mezza estate

PAOLO GIGLI 60127 Ancona Via Maggini, 204 Tel. 071 897238 Cell. 337 654857


Ancona, 29 giugno 2020



Polverigi, Ancona



 Carissimi,

Vi informo che abbiamo organizzato una “ROUTE di MEZZA ESTATE” per venerdì 10 LUGLIO 2020.

L’incontro è previsto per le ore 19 a Polverigi, via della Baviera n.12 (consultare planimetrie allegate) dove potremo parcheggiare le nostre auto. Cercate di essere puntuali, come da stile scout, per realizzare bene l’incontro. Dal punto di ritrovo si procederà verso la casa di Mauro Vecchietti, dove affronteremo - nel migliore spirito scout – il tema “E’ in atto un cambiamento radicale della comunicazione, suggerito (imposto?) dalle nuove tecnologie. Riteniamo che abbia ancora senso camminare e dialogare insieme?”.

Certo di fare cosa gradita, allego alla presente il pensiero che Antonio Levy ha inteso dedicarci, non potendo essere presente all’evento (ovviamente la sua presenza spirituale è come sempre garantita!). L’incontro sarà allietato da uno spuntino “frugale”: grigliata di salsicce, costarelle e fegatini! Contributo per la cena: offerta libera.

Dopo l’incontro riprenderemo “insieme” il cammino sotto le stelle. La route avrà termine intorno alle ore 24.

 Sarà presente Don Claudio Merli, Parroco di Collemarino. E’ gradito un segno scout: ad esempio il fazzolettone o altro. La partecipazione dovrà essere gentilmente confermata a Paolo Bonfigli al n.349 6715159, al quale potrete rivolgervi per ulteriori chiarimenti logistici.

 Buona strada

Paolo Gigili

mercoledì 10 giugno 2020

Il Porto di Ancona e la Grande Guerra III

STORIA MILITARE MARCHIGIANA


Durante la prima guerra mondiale, il porto militare di Ancona, a causa della sua felice collocazione al centro dell'Adriatico, di fronte alla costa dell'Istria e dalla Dalmazia (all'epoca facenti parte dell'Impero austro-ungarico), divenne, dal 12 febbraio al 27 ottobre 1918, la base di una squadriglia di MAS (Motoscafi Armati Siluranti), imbarcazioni d'assalto della Regia Marina Militare Italiana.  Per questa ragione ebbe un ruolo in tre episodi della guerra sul mare e che segnano momenti di rilievo della Storia Militare Marchigiana. Questo momenti sono: la Beffa di Buccari del febbraio 1918, che è stato pubblicato con post in data 15 maggio 2020;  il colpo di mano austriaco dell'aprile 1918 in data 1 giugno 2020 e, nella data anniversaria del 10 giugno pubblichiamo  l'azione dei MAS contro la Squadra austriaca a Premuda, 10 giugno 1918. 


L’IMPRESA DI PREMUDA  DEL 10 GIUGNO 1918


Poche settimane dopo il tentato attacco austriaco, il 10 giugno 1918, partiva dal porto di Ancona una piccola squadra di due MAS, comandata da Rizzo, scortata da due torpediniere, che si distinse in quella che fu forse la più importante operazione offensiva dell'Italia ai danni della Marina austro-ungarica durante la prima guerra mondiale, l'impresa di Premuda.

Appostate al largo dell'isola di Premuda, nell'arcipelago di Zara, nell'attuale Croazia, ma all'epoca nei confini dell'Impero austro-ungarico, le due motosiluranti intercettarono un convoglio di diverse navi da guerra austro-ungariche che uscivano dal porto dirigendosi verso il mare aperto.

Il MAS di Rizzo colpì con i suoi due siluri la corazzata austro-ungarica “Szent Istvan” (Santo Stefano), determinandone l'affondamento.


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L'altro MAS, al comando del guardiamarina Giuseppe Aonzo, colpì con uno dei suoi siluri l'altra unità maggiore, la corazzata “Tegetthoff”, ma senza causarle danni a causa della mancata esplosione dell'ordigno.

I due MAS riuscirono poi a disimpegnarsi dall'inseguimento delle torpediniere austro-ungariche di scorta alle corazzate, grazie alla loro maggiore velocità ed al lancio contro di loro di bombe antisommergibili.

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Per la loro eroica impresa Rizzo e Aonzo vennero promossi e insigniti della Medaglia d'Oro al Valor Militare.




(nota a cura del Comandante pro tempore della Capitaneria di Porto di Ancona, anno 2016-17)

lunedì 1 giugno 2020

Il Porto di Ancona e la Grande Guerra Il

STORIA MILITARE MARCHIGIANA


Durante la prima guerra mondiale, il porto militare di Ancona, a causa della sua felice collocazione al centro dell'Adriatico, di fronte alla costa dell'Istria e dalla Dalmazia (all'epoca facenti parte dell'Impero austro-ungarico), divenne, dal 12 febbraio al 27 ottobre 1918, la base di una squadriglia di MAS (Motoscafi Armati Siluranti), imbarcazioni d'assalto della Regia Marina Militare Italiana.  Per questa ragione ebbe un ruolo in tre episodi della guerra sul mare e che segnano momenti di rilievo della Storia Militare Marchigiana. Questo momenti sono: la Beffa di Buccari del febbraio 1918, che è stato pubblicato con post in data 15 maggio 2020; oggi pubblichiamo  il colpo di mano austriaco dell'aprile 1918 e, nella data anniversaria del 10 giugno pubblicheremo  l'azione dei MAS contro la Squadra austriaca a Premuda, 10 giugno 1918. 





Nel marzo 1918 il giovane ammiraglio Nicolaus Horty de Nagybaanya fu nominato comandante in capo della flotta austro-ungarica e – come prima mossa – mise subito allo studio una serie di operazioni navali che potessero vendicare l'offesa all'orgoglio della Marina austro-ungarica determinata dalla Beffa di Buccari, che, se aveva provocato solo limitati danni materiali, aveva invece gravemente minato il prestigio della marineria asburgica.

Egli valutò che la minaccia più grave venisse dai MAS e dai sommergibili italiani, e dalla loro base di Ancona.

Così ordinò al suo Stato Maggiore di progettare un’incursione dentro la piazzaforte marchigiana, al duplice scopo di distruggere quei mezzi navali così insidiosi per i navigli austriaci e ridare smalto alla credibilità della Imperial-Regia Marina, risollevando il morale della flotta.

Venne quindi ideato un piano ardito: nel pomeriggio del 4 aprile 1918 un commando di 59 incursori, costituito da marinai austriaci, magiari, croati e quattro di madrelingua italiana, si imbarcò a Pola sulla Torpediniera Tb 96, che salpò con una grossa motolancia a rimorchio.

Il manipolo era al comando del tenente di vascello conte Joseph Weith e comprendeva inoltre 4 cadetti (allievi ufficiali).

Alle ore 21 circa, dopo una navigazione tranquilla, giunti a quindici miglia a nord-est di Ancona, il gruppo passò sulla motolancia e proseguì in direzione della costa. A due miglia dalla riva, fermato il motore, la navigazione proseguì a remi. Molti dei marinai, tutti in regolamentare uniforme austriaca, si erano bendati la testa e fasciati per simulare, in caso fossero stati intercettati, la condizione di naufraghi.


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Verso le ore 2 del 5 aprile la barca approdò sul litorale della località Marzocca di Senigallia, a diciassette chilometri da Ancona (in realtà l'approdo sarebbe dovuto avvenire sulla spiaggia vicina alla frazione di Torrette di Ancona, a circa due chilometri dalla città dorica; l'errore fu causato dalle correnti e dalle luci della stazione ferroviaria di Falconara Marittima, scambiata da Weith per quella di Ancona).

L'obiettivo della missione dei militari austro-ungarici era l'assalto ai sommergibili ed ai MAS alla fonda nel porto di Ancona, con l'eliminazione dei loro equipaggi e, possibilmente, anche del loro comandante, il capitano di corvetta Rizzo [2] e l'affondamento dei sottomarini. Successivamente il commando sarebbe dovuto fuggire con i MAS italiani, dopo aver distrutto o danneggiato il pontone corazzato posto all'ingresso del porto a difesa della base navale.

Il rientro al porto di Pola a bordo dei MAS catturati avrebbe concluso l'impresa, con un grande effetto propagandistico, che sarebbe valso a risollevare il morale dei militari e della popolazione austro-ungarica.

Raggiunta la strada costiera, gli austriaci s’inquadrarono per quattro, ufficiali in testa e, a passo cadenzato, si avviarono verso Ancona pensando di raggiungerla in un paio d’ore. Dopo cinque ore di marcia, invece, Weith dovette amaramente constatare di essere arrivato solamente nei pressi di Falconara.

A causa dell'errore sulla località di sbarco, gli incursori non riuscirono a raggiungere il porto di Ancona per l'alba del 5 aprile, come previsto dal piano, e furono costretti ad un cambiamento di programma, occupando manu militari un'abitazione colonica isolata, fuori strada, in località Barcaglione di Ancona, sita in posizione elevata con vista sulla costa e sul porto di Ancona, dove rimasero fino alla sera del 5 aprile, osservando dall'alto i movimenti all'interno del porto e inviando uno dei marinai a spiare le manovre del nemico.

Nel frattempo, una pattuglia della Guardia di Finanza in perlustrazione sul litorale di Marzocca scoprì la motolancia austriaca e diramò l’allarme. Immediatamente pattuglie di carabinieri e dell’esercito iniziarono i rastrellamenti nell’area, valutando quale possibile obiettivo degli austriaci gli impianti aeronautici di Jesi. La motolancia austriaca venne rimorchiata nel porto di Ancona per essere esaminata.

D'altro lato, l’allievo ufficiale austro-ungarico Corrado Schinko, travestito da contadino e inviato in perlustrazione, riferì che i sommergibili non erano più all’ormeggio consueto e che i MAS erano stati trasferiti nella calata presso l'ex-Lazzaretto, all'epoca adibito a zuccherificio.

Pertanto, il tenente di vascello Weith, valutando che fossero venute meno alcune delle condizioni previste dal piano d'attacco originario, decise di rinunciare ad attaccare i sommergibili e gli impianti portuali, limitando l'azione alla sola cattura dei MAS ed al rientro a Pola a bordo degli stessi.

Nella tarda serata del 5 aprile gli austriaci raggiunsero la barriera daziaria di Ancona; riuscirono a superarla facendosi passare per militari italiani, grazie al fatto che alcuni marinai austriaci provenienti dall'Istria o dalla Dalmazia parlavano l'italiano e che le divise della Marina austro-ungarica non erano molto dissimili da quelle della Marina italiana.

Giunti ormai in vista della stazione ferroviaria, due incursori di origine italiana e fede irredentista, il trentino Mario Casari e il triestino Giuseppe Pavani, rallentavano di proposito la loro marcia fino a staccarsi dal gruppo per allontanarsi e dare l'allarme ai carabinieri.

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Gli altri incursori austriaci si diressero invece verso l'edificio dell'antico Lazzaretto, sul lato esterno del quale, sul mare, avrebbero dovuto essere ormeggiati i MAS. Qui incontrarono Carlo Grassi e Giuseppe Maganuco, due militi della Guardia di finanza di guardia sul corridoio scoperto sopra il muraglione della Mole, detto Marciaronda.
Sempre grazie ai marinai che parlavano italiano, gli austro-ungarici riuscirono ad ingannarli, facendosi passare per gli equipaggi dei mezzi navali italiani, e raggiunsero l'unico MAS rimasto alla fonda, in quanto non funzionante. Infatti, tutti gli altri natanti erano usciti dal porto, in ricognizione, proprio per prevenire eventuali attacchi austriaci alla base navale.
Tuttavia i due finanzieri si insospettirono, seguirono dall'alto del marciaronda il primo gruppo di marinai austriaci, i quali, vistisi scoperti, aggredirono i militari italiani: il Grassi venne colpito da una pugnalata, anche se non gravemente [3], mentre il Maganuco ebbe la presenza di spirito di retrocedere e di far fuoco con il suo moschetto contro l'aggressore, precludendo inoltre agli altri militari austro-ungarici ogni via di fuga.

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Poco dopo sopraggiungeva un gruppo di Reali Carabinieri (allertati da uno dei due incursori austriaci che avevano disertato), comandati dal brigadiere Anarseo Guadagnini, il quale ottenne la resa dei militari austro-ungarici, ormai resisi conto del fallimento della propria missione; solo tre marinai austriaci riuscirono a dileguarsi, ma vennero catturati nei giorni seguenti.

Sul luogo accorse anche il capitano di corvetta Luigi Rizzo, che svolse un primo interrogatorio degli ufficiali e si congratulò cavallerescamente con il tenente di vascello Weith per il coraggio dimostrato da lui e dai suoi uomini.

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Il re Vittorio Emanuele III, proprio in quei giorni ad Ancona, appresa la notizia dello scontro con il commando austro-ungarico, concesse "motu proprio" la Medaglia d'argento al Valor Militare ai due valorosi finanzieri Maganuco e Grassi ed al brigadiere dei Carabinieri Guadagnini.

Al contrario, i comandanti militari del Corpo d'Armata e della Divisione di Ancona furono destituiti, mentre i componenti delle pattuglie di vigilanza lungo la costa furono deferiti al Tribunale Militare e successivamente condannati a pene detentive.




  

(nota a cura del Comandante della Capitaneria di Porto di Ancona, anno 2016-17)


segue con la nota dedicata all'impresa di Premuda che sarà pubbliata in data 10 giugno 2020