Se la città di Jesi ebbe
un ruolo nelle vicende militari nella prima metà del novecento, gli Jesini in
quanto assolsero il loro dovere di cittadini in Armi.
Nella Prima Guerra
Mondiale, le brigate di riferimento sono la Brigata “Marche” e la Brigata
“Ancona”, tutte nate in epoca postrisorgimentale ed umbertina con i reggimento,
per la prima, 55° e 56° , e per la seconda, 69° e 70°. Il Distretto Militare di
Ancona reclutava nella vallata dell’Esino, anche se le brigate, secondo la
legge del 1873, avevano il nome geografico ed il distretto di alimentazione che
corrispondeva al nome geografico, ma con accanto altri sei o sete distretti
delle diverse regioni italiane, al fine di far comporre la brigata da tutti gli
italiani, nella scelta post risorgimentale che “fatta l’Italia occorre fare gli
italiani”
Nella Prima Guerra Mondiale gli Jesini decorati di Medaglia d’Argento furono 28, di medaglia di bronzo 35 e 26 furono i
decorati di croce di Guerra al Valore Militare. Nelle Marche si ebbero
sette Medaglie d’Oro, tutte concesse a marchigiani di altre provincie. Da
segnalare che uno Jesino Onesto Honorati ebbe, durante la guerra di Libia, la promozione
per merito di guerra a tenente colonnello, ove si meritò anche una Croce di
Guerra al Valore Militare. Durante la Grande Guerra, sul fronte italiano ebbe
una Medaglia d’Argento al valor Militare e trasferito in Francia combattè
nell’ambito del II Corpo d’Armata al comando del gen. Albricci e in unità miste
franco-italiane, ove si guadagnò prima una Croce di Guerra francese e poi una
successiva Croce di Guerra francese con Palma.
Tra le due guerre,
particolarmente significativa la Medaglia d’Argento sul Campo avuta da Roberto
Honorati, tenente medico. In una azione per la conquista di una quota, caduti
tutti gli ufficiali, assumeva il comando e portava a compimento l’azione,
ricevendo l’ammirazione di tutti.
Nella Guerra di Etiopia
si distingue Marco Montali in cui si conquista due Croci di Guerra al valore
Militare, una Medaglia di bronzo ed una d’Argento, e nel 1941, alla vigilia della caduta
dell’Impero, una Medaglia d’Argento al Valore Militare. Pietro Rosolini, che si
era guadagnato due Medaglie di bronzo ed una Croce di guerra al Valor Militare
durante la Grande Guerra, ebbe una terza Medaglia di Bronzo nel 1936, ed infine una Croce di Guerra al valor
Militare in Cirenaica nel dicembre 1941.
Nel ciclo di guerre che
va dal 1935 al 1945, compresa quindi anche la Seconda Guerra Mondiale, gli Jesini si conquistarono 34 Medaglie d’Argento, 36 di Bronzo e 50
Croci di guerra al Valor Militare, significando questo che i figli di
coloro che combatterono la Grande Guerra furono degni dei loro Padri.
Per far fede alla sua
tradizione aviatoria, Jesi vanta l’aviere Duilio Bianchelli, del personale
navigante, mitragliere che ha una
Medaglia di Bronzo per azioni sul cielo del mediterraneo orientale, nel giugno
luglio 1940, e una Croce di Guerra al valore Militare il 16 febbraio 1941 sul
Cielo di Creta.
Eugenio Archetti che ha
una medaglia d’Argento per difesa di Tobruck nel maggio 1941, e una, alla
memoria, per la sua strenua resistenza su una posizione della frontiera egiziana
nel dicembre 1941.
Esempi possono essere
fatti per tutti i fronti di guerra ove il valore degli Jesini si rilevò ed è
degno di nota.
Una nota particolare che
emerge dalla Fonte da cui si sono tratte queste notizie ,(“Cittadini di Jesi Decorati al Valor Militare – Lions Club
Internazionale, Club di Jesi, 1961, che è quindi una fonte non
istituzionale); vi è inserito anche Marcello Honorati, decorato di Croce di
Guerra al Valore Militare. La particolarità sta nel fatto che Marcello Honorati
era un ufficiale volontario della X MAS - Battaglione Barbarigo, meritata come
comandante di compagnia sul fronte di Nettuno, il 14 marzo 1944, ovvero sulla
testa di ponte di Anzio durante le operazioni tedesche volte a ributtare a mare
le forze alleate sbarcate. Per il fronte meridionale del Reich, come i tedeschi
chiamavano in fronte italiano, per disposizione del Comando supremo tedesco in
Italia non dovevano venire a contatto con truppe alleate, i reparti della
R.S.I. Gli Italiani avevano compiti solo di controllo del territorio e
repressione antiribellistica, come allora si chiamavano i partigiani.
La X Flottiglia MAS, reparto italiano, riuscì
a raggiungere il fronte di Nettuno perché non era una formazione della RSI, ma
esisteva in base ad un accordo tra il principe Borghese, suo comandante, e il
Comando Marittimo di La Spezia tedesco, stipulato nel settembre 1943. Manteneva
la Bandiera Italiana il Regolamento di disciplina italiano e la divisa della
Regia marina, era leale al vecchio alleato ma non voleva avere alcun rapporto
con la RSI. Per questo era schierata sul fronte di Anzio. Era il segno dei
tempi, non certo facili, seguiti alla crisi armistiziale dell’8 settembre.
Tempi che si composero con la fine della guerra, la scelta Istituzionale del 2
giugno 1946, l’avvio dell’Italia di oggi.
Jesi, con la chiusura
dell’aeroporto nel 1947 perse la sua caratteristica di città “aeronautica” assunta agli inizi del
novecento. Perse anche la connotazione di città militare, non avendo in città
di stanza alcun reparto delle tre forze armate.
Jesi ha dimostrato di
avere un alta passione per le virtù civiche, ed il suo monumento ai Caduti
ricorda questo suo passato militare che il 75 anni di pace, non è stato
scalfito ne attenuato, anche se si manifesta in forme e espressioni diverse, al
segno ed al passo dei tempi.
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