Nel primo dopoguerra,
Jesi ebbe modo di mettersi in evidenza con le spedizioni di Nobile al Polo
Nord. Di questa assistenza e sostegno Nobile fu grato a Jesi. Dopo il brillante
successo della transvolata del “Norge”, partito da Roma, che aveva dimostrato che
l’Artide era un immenso mare ghiacciato, Nobile ritornato in Italia fra gli
onori generali, volle mantenere la promessa di rendere grazie alla Madonna di
Loreto, che dal 1920 era stata eletta
protettrice della gente dell’Aria. Nel settembre 1926 Nobile tornò nelle Marche
con prima tappa a Loreto e visitò il santuario lauretano. Il mattino seguente
accompagnato dai suoi familiari si
trasferì a Jesi dove trascorse l’intera mattinata accolto dalle autorità
e dalla cittadinanza. A pranzo fu ospite dello jesino Riccardo Ponzelli,
pioniere del volo, (nel 1910 era stato il primo a levarsi in volo sul cielo
dell’Argentina). In serata fu accolto in Municipio per il conferimento della
Cittadinanza onoraria di Jesi, a significare come Jesi era considerata e si considerava
una “culla” o una “città” aeronautica. UMbeto Nobile è cittadino onorario di
Jesi.
Tramontata
definitivamente l’epoca dei Dirigibili, l’Aeroporto di Jesi fu completamente
ristrutturato. Fu demolito il grande Hangar per dirigibili per far posto nel
1938 ad un vero e proprio aeroporto con pista di atterraggio e elementi di
supporto, tanto che divenne uno dei più importanti dell’Italia centrale. Fu
intitolato alla memoria del capitano pilota Carlo Simeoni, Caduto in Africa
Orientale; né assunse il comando il capitano pilota Roberto Fiacchino.
Nel 1939, Fiacchino,
durante una visita del Duce, che era arrivato da Forlì pilotando il suo aereo,
fece presente la assoluta mancanza di posti di lavoro nella vallata dell’Esino,
e prospettò al Capo di Governo la precarietà e la fragilità economico-sociale
della vallata. Si avviò così il processo di costruzione dello Stabilimento
Savoia-Marchetti Aeronautica Marchigiana, che portò un grosso contributo alla
occupazione di maestranze. Vincendo la concorrenza di altre località quali
Arezzo, Terni e la stessa Ancona (Falconara e Varano) che si erano attivate per
la costruzione della fabbrica di aerei, la scelta, grazie anche
all’interessamento di personalità jesine presso lo stesso Mussolini ( ben
orientato anche per il comportamento improntato al massimo valore militare
nella guerra d’Etiopia di alcuni jesini). Infine la scelta cadde su Jesi.
La Savoia-Marchetti Aeronautica Marchigiana ebbe vita
corta in quanto svolse la sua attività solo per quattro anni; lo stabilimento
fu completamente distrutto dall’esercito tedesco in ritirata nel giugno-luglio
1944. Ma il retaggio rimase. Nel dopoguerra le industrie Merloni che fiorirono
nella vallata dell’Esino si avvalsero anche dell’esperienza delle maestranze e
delle capacità espresse a Jesi per creare quel distretto industriale che fu uno
dei fiori all’occhiello della rinascita marchigiana nel secondo dopoguerra.
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